Un viaggio a Fossoli per non dimenticare

Un viaggio a Fossoli per non dimenticare
Un viaggio a Fossoli per non dimenticare

E venne la notte (….).  Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, (…). Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, e all'alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e le cento piccole cose che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno in ogni caso bisogno. (da “Il viaggio” di Primo Levi)

Quest’anno i professori di Tedesco e Storia Petra Fliri, Bernhard Nussbaumer e Mario Bader  e le rispettive colleghe di Italiano L2 Claudia Sacchetto, Rosanna Pruccoli e Silvia Morandi delle classi 5B, 5C, 5F, hanno deciso di creare un percorso didattico interdisciplinare sulla Shoah e di visitare insieme anche il campo di transito di Fossoli e il Museo del Deportato di Carpi.
Prima del viaggio gli studenti delle classi 5B e 5C saranno introdotti alla visita con una unità didattica creata ad hoc per delineare le connessioni tra il sito, la storia della Comunità ebraica di Merano e la creazione del Campo di transito a Bolzano. Faranno da sfondo letterario i testi di Primo Levi e di Nedo Fiano entrambi internati a Fossoli e di lì deportati ad Auschwitz.
Nel corso del 1944, infatti il Campo divenne poliziesco e di transito (Polizei- und Durchgangslager) utilizzato dalle SS come anticamera dei Lager del Reich. I circa 5.000 prigionieri politici e razziali che passarono da Fossoli ebbero come tragiche destinazioni i campi di Auschwitz-Birkenau, Dachau, Buchenwald, Flossenburg. Il Campo era stato istituito dagli italiani nel maggio 1942 come campo per prigionieri di guerra inglesi ma dopo l'8 settembre 1943 esso fu occupato dai nazisti, attratti dalla posizione geografica che fa di Fossoli un punto strategico sulla via ferroviaria che porta al nord, verso i campi della morte. Il Campo fu ceduto alla fine del 1943, alla neonata Repubblica Sociale che ne fece un centro di raccolta provinciale per ebrei, in ottemperanza ai dettami della Carta di Verona. Dal gennaio 1944 subentrò la gestione diretta da parte delle SS e si attivò il processo di deportazione: Fossoli diventò campo poliziesco e di transito per prigionieri politici e razziali destinati ai Lager del nord Europa. Dalla stazione di Carpi partirono, in sette mesi di attività del campo, 8 convogli ferroviari, 5 dei quali destinati ad Auschwitz. Sul primo diretto verso questa meta, il 22 febbraio, viaggiava anche Primo Levi che rievocò la sua breve esperienza a Fossoli nelle prime pagine di "Se questo e un uomo" e nella poesia "Tramonto a Fossoli". Il convoglio giunse ad Auschwitz il 26 febbraio; Primo Levi era tra i 95 uomini (su circa 600) che superarono la prima selezione e venne immatricolato nel Campo col numero 174517.
Con queste partenze ebbe inizio una serie di trasferimenti regolati da un meccanismo in cui nulla era lasciato al caso. Il 2 agosto 1944, il campo fu abbandonato per ragioni di sicurezza e trasferito a Bolzano-Gries. Dal Campo di Fossoli, in quei 7 mesi di gestione nazista, passano circa 5.000 deportati di cui la metà ebrei:un terzo dei deportati ebrei dal nostro Paese passa da Fossoli. Dopo la fine della guerra, il Campo fu utilizzato lungamente a scopo abitativo: dal 1947 al 1952 è occupato dalla comunità cattolica di Nomadelfia e dal 1953 alla fine degli anni '60 dai profughi giuliani e dalmati (Villaggio San Marco). Questi utilizzi diedero al campo un aspetto del tutto diverso; era infatti intenzione di chi lo abitò dare a quel luogo di morte un nuovo volto, modificando pesantemente le strutture esistenti e abbattendo i drammatici segni di quello che era stato il suo utilizzo più tragico. Pertanto si ritiene che siano originali solo la muratura delle baracche e la posizione delle strutture superstiti.

Prof. Rosanna Pruccoli